31 ott 2021

La pietra della follia - Benjamín Labatut

Benjamín Labatut

Il talentuoso scrittore cileno Benjamín Labatut accompagna il lettore in una riflessione sulla possibilità di afferrare la realtà, laddove la complessità (derivante dalla crescente massa di dati cui oggi abbiamo accesso) finisce per eludere ogni possibilità comprensione e conoscenza piena.


Uno stile letterario per una divagazione lucida tra scienza, politica, attualità e letteratura.


Il mondo è incubi e pericoli: terrori letterari, H. P. Lovecraft; orrori della storia, Pinochet; cospirazionismi e paranoie, P. Dick; complesso di persecuzione, blogger aspiranti scrittori; politici improvvidi, Jair Bolsonaro, Donald Trump, Boris Johnson.  


Il titolo stesso di questo scritto preannuncia il riferimento al celebre dipinto "Estrazione della pietra della follia" dell'olandese Hieronymus Bosch, una rappresentazione della stupidità (tanto dello stolto che si fa curare, quanto del cialtrone guaritore). Pur stigmatizzando l'ignoranza del cospirazionismo Labatut tuttavia problematizza la questione della conoscenza mostrando il limite della comprensione insito nella complessità. La scienza ci mostra infatti che anche piccolissime variazioni nei dati, possono provocare grandissime differenze nel determinare le previsioni. 

Siamo dunque condannati a che qualcosa ci sfugga sempre? Secondo l'autore del best seller "Quando abbiamo smesso di capire il mondo" (che inanella storie vere di scienziati che si sono confrontati con l'abisso della conoscenza) "il prezzo che paghiamo per la conoscenza è la perdita della nostra capacità di comprensione".


Il dipinto del 1494 di
Hieronymus Bosch (1453-1516)
Nell'abisso del caos delle sterminate moltitudini di informazioni la cui interconnessione e interdipendenza sfugge alla nostra capacità di comprensione (quindi di controllo e previsione) il limite tra reale e irreale si fa più prossimo, fino a confondersi, come in un racconto di H. P. Lovecraft o di P. Dick. L'incubo si mostra e ci guarda dall'abisso che si spalanca alla nostra impotenza. 

E dunque? abbandonarsi al delirio? al misticismo?

No, piuttosto restare vigili ma senza negare il limite cui siamo sospesi. Incubi e sogni sono soltanto l'esito della nostra tendenza, disperata e irrinunciabile, a "dare un senso al mondo". 

Una rivendicazione della necessità di mantenere aperti più punti di vista, come lo stesso Labatut ha affermato in una intervista: "La scienza e la letteratura sono due visioni necessarie del mondo, hanno bisogno l'una dell'altra, perché entrambe hanno dei punti ciechi." 


[ La pietra della follia / Benjamín Labatut / Adelphi ]


16 ott 2021

Batraci umanoidi giapponesi

Akutagawa Ryūnosuke
(1892-1927)
Un racconto meraviglioso, un capolavoro, si tratta del racconto "Kappa" scritto dal giapponese Akutagawa Ryūnosuke nel 1926, quasi un "Alice nel paese delle meraviglie": il protagonista insegue un Kappa (creatura leggendaria del folklore giapponese, sorta di umanoidi/tartarughe/rane abitanti di fiumi e stagni) fino a cadere in una fossa profonda per risvegliarsi nel mondo sotterraneo di queste creature, un mondo dove la società dei Kappa evoluta e complessa come quella giapponese si fonda però su un capovolgimento dei principi e dei valori. Questo rovesciamento è l'occasione (riuscitissima) per mostrare l'incongruità e le contraddizioni della società umana. Il protagonista però non è una bambina (che sa darsi ottimi consigli, ma poi seguirli...) bensì un uomo, e precisamente la storia è la sua testimonianza raccolta nel manicomio in cui è ricoverato, egli è il paziente n°23. 

un Kappa in un disegno
di Hokusai (1760-1849)



La società dei Kappa, la loro cultura, è illustrata dalle azioni di svariati personaggi: il poeta Tock (che si suicida), il musicista Craback, il filosofo Mag, il prete Lap, il capitalista Gael. Un capolavoro di satira dalla sfolgorante inventiva ma anche di riflessioni profonde sul senso delle cose. Nel testo si trovano una citazione di Basho e anche arguti riferimenti a Nietzsche, Tolstoj, Wagner, Strindberg, Kunikida, Baudelaire. Una domanda aleggia tra le righe nel finale, chi "vede" più chiaramente il folle n°23 o i presunti sani?

Akutagawa conosceva bene l'inglese e tradusse molte opere europee dalla versione inglese; pur  ottenendo consensi per la sua produzione, per tutta la vita fu tormentato da un disagio esistenziale (tra cui il timore di impazzire come la madre suicida quando era bambino) culminato con il suicidio, nel 1927 a soli 35 anni, con il Veronal (come "La signorina Else" di Schnitzler).

Il geniale scrittore è altrimenti noto per il racconto "Rashōmon" (1915) da cui è stato tratto l'omonimo e celeberrimo film di Akira Kurosawa. Tra i racconti raccomando la lettura  di “Gesù di Nanchino“ (1920), particolarmente poetico.

[ Kappa / Akutagawa Ryūnosuke / SE ]

[ Lucifero e altri racconti / Akutagawa Ryūnosuke / Lindau ]


10 ott 2021

Bibi-la-Bibiste

 Raymonde Linossier
In questo tardo pomeriggio di ottobre 2021 mentre il cielo imbruna, ho appena finito di leggere questo splendido libretto "Bibi-la-Bibiste" insieme a qualche nota sulla sua autrice Raymonde Linossier  (1897-1930). Si tratta di un libro peculiare, pubblicato il 7 febbraio 1918, "stampato su 14 facciate, compresa quella del titolo, quasi vuote"; il romanzo conta ben cinque capitoli, il più lungo di dodici righe. Un capolavoro, senz'altro. 

L'edizione italiana moderna (testo francese con traduzione e fronte) che ho trovato per caso tra i libri usati, oltre alle 5 pagine del romanzo conta più di 100 pagine (preziose) di appendici, documenti e qualche foto, in un paio di queste è ritratta anche Raymonde che sorride dal bianco-nero. Certo questa edizione non ha valore collezionistico come invece ne avrebbe una delle cinquanta copie originali, ma tanto basta per assaporare il profumo della carta e mentre il buio avanza fantastico della Parigi dei primi del '900, quella di Raymonde. Per rendere l'atmosfera più suggestiva ho deciso di ascoltare (forse per la prima volta) la musica di Satie, un amico di Raymonde: un brano e poi un altro, malinconici, quel che ci voleva per chiudere questa domenica d'autunno. 

Consiglio la lettura, è un ottima occasione per fare conoscenza dell'autrice, Raymonde Linossier, "la potasson più giovane al mondo". Difficile riassumere in poche righe una vita tanto breve quanto intensa: intellettuale, poliglotta, orientalista, autrice, fondatrice del "Bibisme" e alfiere dei "Potasson" (un gruppo di amici e scrittori alla ricerca della "bonheur de vivre"). Di lei conoscenti e amici testimoniano la gentilezza, la modestia, l'essere spiritosa. Tra le molte relazioni d'amicizia e professionali innumerevoli celebrità: Erik Satie (compositore e... segreto custode di ombrelli), James Joyce (per il quale tradusse un capitolo dell'Ulisse, e che l'autore omaggiò inserendone il nome nel capitolo su Circe), Ezra Pound (che  tentò di trovare un editore a Londra e New York per il geniale micro-romanzo), il compositore Francis Poulenc amico di una vita, Adrienne Monnier della libreria parigina "La maison des Amis des livres" (frequentata tra gli altri anche da Walter Benjamin) e molti altri.

[ Bibi-la-Bibiste / Raymonde Linossier / Stampa Alternativa ]


Insani gesti

Alesandra Carnaroli
Un libricino, breve e di formato minuto, niente immagine di copertina (è già un buon segno), finalmente leggere poesie, se ne sente il bisogno, come di questi esercizi macabri, un'enumerazione di tentati suicidi e altrettanti assassinii, 50 + 50 a fare numero tondo. 

Qual'è il senso? Perché, piuttosto che no?

Disperazione forse, traumi, desiderio di liberazione... la banalità del quotidiano che diventa furia omicida, autodistruttiva o fuga,  definitiva, termine della corsa. Ma non c'è tensione dinamica, non c'è slancio, nessuna ansia.  Piuttosto accettazione, un osservare, intravedere la possibilità, un prendere atto. Una rêverie lugubre (ma non sconfitta) che dice l'indicibile, l'inconfessabile, ammette la fatica, ascolta il bisogno e le fragilità. Di chi? dell'autore? del lettore? L'autrice si misura con i suoi tormenti, non senza tratti umoristici, immaginando, pianificando, mettendo in scena il superamento del limite, la fine propria o altrui (non è forse quasi lo stesso?). 

Un esorcismo (o desiderio) quasi compiaciuto. Una volta abbracciato, l'ineluttabile diventa libertà. Come per Kafka quando gli fu comunicato l'irreversibilità del suo male, libero finalmente dalla speranza come dalla preoccupazione. Non più tormentato dalla possibilità. 

Siamo oltre le intenzioni dell'autrice? e dunque sia, o non sarebbe poesia. 

Una lettura che tocca, divertentemente triste, liberatoria, dolorosamente piacevole. 

Banalmente: non banale, poetica.

[ 50 tentati suicidi più 50 oggetti contundenti / Alesandra Carnaroli / Einaudi ]


Pulp a Cotonou

Florent Couao-Zotti

L'Africa contemporanea in un romanzo polar ambientato nella città di Cotonou in Benin, tra femme fatale, gangster dal grilletto facile, braccia che brandiscono minacciosi machete e poliziotti non così limpidi. Su tutto il caldo africano, le piogge improvvise, il caos degli zem (moto-taxi) che infestano il traffico come le mosche in un mercato troppo caldo. Lo spettro del primo mondo che fa dell'Africa il deposito dei propri scarti, il traffico di droga che attraversa i continenti e produce false promesse e nuove tragedie, la violenza che sobbolle esplodendo improvvisa come un temporale africano. 
Il romanzo dell'acclamato Florent Couao-Zotti si legge d'un fiato, con la stessa precipitazione dei protagonisti, sempre in corsa in una notta di morte e inseguimenti che non lascia il tempo di riflettere ma solo agire. 

Fanta face, Coca-Cola body


Un gustabilissimo pulp pervaso da un lessico suggestivo ed evocativo: le fanta-coca (le donne nere che sbiancano il volto che diventa giallo Fanta, lasciando il corpo colore Coca-Cola) retaggio di modelli distorti, importati e imposti; tutti in caccia dei chia (i soldi); gli yovo (i bianchi) che sono dei grotto (hanno il portafoglio pieno) e fanno gli ambiaceur (i viveur); le go (le ragazze) troppo spesso asheo (prostitute), i corpi velati nei pagne (pareo africano). 

L'intreccio è una corsa a perdifiato tra le von (strade) beninesi, una "tempesta perfetta" dove i problemi si susseguono senza tregua, quella che nel linguaggio locale si chiama una waxala.

Buona lettura!

[ Non sta al porco dire che l'ovile è sporco / Florent Couao-Zotti / 66thand2nd ]


8 ott 2021

Predatori: le dimensioni contano, talvolta.

Timothy Winegard

Qual'è il predatore più pericoloso per l'uomo? 
  • Forse il proverbiale lupo? 
  • La tigre di Mowgli? 
  • Lo squalo di Spielberg? 
Nessuno dei "soliti sospetti". 

- A proposito lo sapevate che l'ippopotamo uccide più del leone? Vatti a fidare della Disney con i suoi ippopotami in tutù - 

L'animale più pericoloso è piccolino ma infestante, si tratta di un insetto: la zanzara. Difficile a credersi? Eppure secondo quanto riportato dal prof. Timothy Winegard nel suo saggio dall'inequivocabile titolo: "Zanzare: Il più micidiale predatore della storia dell'umanità" si stima che questo piccolo sterminatore abbia ucciso circa 52 miliardi di persone, quasi metà di tutti gli esseri umani mai vissuti sulla Terra. Ad essere onesti la zanzara è "solo" il vettore di qualcosa di molto più piccolo ma terribilmente letale: i virus (il dengue, la febbre spaccaossa; il temuto Zika; la febbre gialla; le febbri malariche; etc.) ma il punto è che sono le zanzare a rendere così diffuse queste pericolose  malattie.

La buona notizia di questi primi giorni di ottobre 2021 è che finalmente si distribuirà in Africa un vaccino per la malaria in grado di schermare almeno in parte dal contagio, una cosa che salverà moltissime vite, soprattutto bambini. Si consideri che a oggi la malaria miete ancora circa 400mila vittime all'anno, oltre la metà bambini. Non siamo ancora alla "soluzione" in quanto il vaccino protegge  al 30%, richiede una complessa posologia di somministrazione in più richiami e non è facile da produrre. Per non parlare del fatto del potenziale impatto sulla giustizia sociale (nell'accesso al vaccino) in contesti con risorse così limitate. Ma è un inizio, comunque molto importante.


Il saggio di Winegard accompagna il lettore attraverso una rilettura della storia alla luce dell'impatto delle pandemie veicolate dalle zanzare, una storia che non è solo la vicenda del piccolo letale nemico dell'umanità ma è anche la storia della cattiva coscienza di quella parte minoritaria e ricca del pianeta che si disinteressa dei mali che affliggono il resto dei suoi confratelli, al di fuori della bolla protetta in cui vivono i portatori del privilegio. Già perché possiamo essere certi che gli sforzi per combattere la malaria sarebbero stati maggiori se fosse endemica nella ricca Europa o in Nord America, basti pensare ad esempio agli assurdi investimenti in parafarmaci e palliativi vari per i raffreddori stagionali (sicuramente non letali). Un'occasione in più per riflettere sulle responsabilità all'interno del villaggio globale. Ad esempio l'Aids è sostanzialmente curato in occidente mentre continua a dilagare nei paesi poveri, lo stesso si può dire della malaria e altre infettive praticamente ormai assenti nei paesi ricchi e ancora endemiche in vaste parti del pianeta. Una eccezione: il Covid-19, per la sua capacità di oltrepassare i confini (che lo rende pericoloso a livello planetario, senza distinguere tra ricchi e poveri) ha riscosso una risposta rapida e globale da parte dei paesi ricchi, e per fortuna con buoni risultati visti i molteplici vaccini ottenuti. Ma anche qui mentre la minoranza si appresta alla terza vaccinazione c'è una vasta maggioranza in balia del virus, attanagliata da mancanza di risorse, problemi organizzativi (anche nella filiera preventiva) per non parlare delle molte altre emergenze sanitarie e persino quella climatica.

[ Zanzare: Il più micidiale predatore della storia dell'umanità / Timothy Winegard  / HarperCollins ]