16 apr 2012

La casa dell’incesto - di Anais Nin


Anais Nin (1903-1977)
Il titolo è urtante, non ci sono dubbi, ma il testo è veramente lirico. Si tratta di un poemetto in prosa di appena una sessantina di pagine in cui l’autrice da libero sfogo a un lirismo esuberante in cui si mescolano erotismo, spunti psicanalitici e simbolismi surrealisti. Un linguaggio ricercato e una vaga trama esotica, dove realtà e sogno si mescolano lasciando erompere una tensione erotica, sempre intensa, che oscilla tra estasi e disperazione. L’autrice definì il proprio libro “la mia stagione all’inferno”.
La lettura di questo breve testo può spiazzare per la difficoltà nel trattenere la trama e per la difficile interpretazione dell’apparato simbolico, ma il suo pregio maggiore sta proprio in questo ostacolo alla concettualizzazione, lo si deve prendere come viene, come si ascolta una composizione musicale, senza sovrastrutture mentali alla ricerca di associazioni e/o rimandi, solo farsi cullare dalle suggestioni del flusso di parole. 
Per quanto possa sembrare remoto il collegamento, ho associato questo testo al “Pasto nudo” di William Burroughs, in entrambi i casi infatti il testo si sforza di lasciare che parole e immagini siano solo sè stesse, nude emanazioni della psiche dell’autore, della sua anima. Burroughs si definiva “un cartografo di sè stesso” e si sforzava di riportare senza mediazioni sulla carta le visioni allucinate della sua psiche sotto effetto delle droghe, ovvero (dal suo punto di vista) la realtà nella sua nudità, che spogliata di ogni sovrastruttura interpretativa fa emergere la violenza nascosta e le strutture di controllo. 
Dai suoi diari sappiamo invece che Anais Nin mise mano ripetutamente al testo de “La casa dell’incesto” che quindi (diversamente dalla pretesa neutralità di Burroughs) è evidentemente il frutto di un lavoro di cesello, ma quello che conta è che il testo finale mostra a mio avviso molte affinità con la “trascrizione” burroughsiana. “La casa dell’Incesto”  è una sorta di autoanalisi, una serie di associazioni spontanee e travestimenti interpretativi, l’esposizione di un’anima nelle sue tensioni e contraddizioni. Si parla dell’amore per un altra donna, ma il libro è sopratutto un indagine su sé stessa, sui propri desideri e paure, un percorso di consapevolezza che disvela la natura incestuosa dell’amore: l’oggetto del desiderio è una proiezione di una parte del proprio sé, un narcisismo; in questo senso l’amore dimora nella casa dell’incesto. 
Come già aveva notato Freud le rielaborazioni ex post della psiche sono più significative della fenomenologia immediata, come quando il ricordo di un sogno viene modificato ripetutamente facendo emergere la direzione impressa dall’inconscio. Borges ad  esempio era in grado di citare a memoria interi capitoli di opere lette molti anni prima, le poche ma significative inversioni o sostituzioni che la sua mente operava ai testi son l’indizio più significativo e suggestivo del  suo giudizio su di essi.

Per chi non pago della fruizione impressionistica del testo volesse invece inoltrarsi in un tentativo interpretativo di simboli e figure sarà un valido aiuto la lettura dei dettagliatissimi diari dell’autrice. Resta però per me il dubbio di quale valore aggiunto possa portare al piacere della lettura ricondurre a elementi biografici figure dal grande impatto poetico come la danzatrice senza braccia (riferimento allo spettacolo di un ballerino dell’epoca),  o il fatto che l’amore lesbico avesse un oggetto reale nella moglie di un suo amante, o ancora l’interpretazione in chiave psicanalitica di figure come quella del corpo nudo senza pelle, immagine poetica di una sensibilità intensa e compiaciutamente dolorosa.
Una lettura diversa, senz’altro consigliabile

- Curiosità
Anais Nin (1903-1977) fu amica di Antonin Artaud, amante di Henry Miller e della moglie di lui, June; intrecciò una relazione con il suo analista, il freudiano Otto Rank; grafomane, riversò nei diari i trascorsi libertini e la  sua intera vita di scrittrice.

Oltre che per i “Diari” è sopratutto celebre per la produzione di letteratura erotica la cui opera più famosa è la raccolta di racconti “Il delta di Venere” (1978).
“La casa dell’incesto” fu concepita all’inizio del 1932 ed ebbe la sua prima pubblicazione a New York nel 1935.

[ La Casa dell'incesto / Anais Nin / ES (edizione con testo originale inglese a fronte)