26 mar 2022

Super classico

Natahaniel Hawthorne
(1804-1864)
La lettera scarlatta (pubblicato nel 1850) di Natahaniel Hawthorne, un grande classico della letteratura mondiale. Ringrazio un circolo di appassionati lettori che mi ha accolto nel gruppo e che mi ha offerto l’occasione di leggere questo libro che forse diversamente sarebbe rimasto nella lista dei libri che avrei “letto dopo”, forse mai, e sarebbe stato un peccato. 

La trama è nota ai più: una donna, Ester Prynne, colpevole di adulterio viene condannata a portare sul petto la lettera “A” rossa ricamata sul petto, quale segno imperituro della sua ignominia. La vicenda si apre con la giovane offerta al pubblico ludibrio sulla gogna, con in braccio la bambina, frutto meraviglioso della sua colpa. La comunità puritana della Boston del 1650, con il tempo (anni) derubricherà il giudizio sulla sventurata per il suo comportamento irreprensibile tenuto di lì in avanti. Intanto il padre della piccola si cela dietro la menzogna, divorato dal senso di colpa, mentre il marito tradito conduce una vendetta segreta e inesorabile. Il tragico epilogo in qualche modo sblocca la situazione, e con il tempo la vicenda della donna della lettera scarlatta si confonderà con rielaborazioni più o meno bonarie trasformandosi in una sorta di leggenda popolare. 

Il romanzo è preceduto da una pseudo-prefazione nella quale un alter ego dell’autore fornisce un esilarante ritratto della Dogana di Salem, popolata di funzionari indolenti e inefficienti, figli sperduti di un tempo che fu. Proprio il ritrovamento nella dogana di un panno con la lettera rossa ricamata e alcuni documenti, offre lo spunto per la ricostruzione della storia di Ester Prynne. L’irriverente ritratto della mediocrità dei funzionari della dogana che tante polemiche e critiche sortì ad Hawthorne, e che pure con spiritosa fermezza la ripropose immodificata nella seconda  edizione, è tutt’altro che una critica livorosa quanto piuttosto un atto d’amore per la sua Salem (la sua città natale), un pezzo d’America che scompariva lasciando di sé nostalgia e tenerezza per il tempo andato. 

Allo stesso modo anche il romanzo pur non lasciando né scampo né redenzione ai personaggi non è soltanto una critica dei costumi puritani, che pure vengono mostrati nella mostruosità dei loro effetti, e tanto più non è una storia pruriginosa né perbenista. Anche tra le tonalità cupe, quasi gotiche della vicenda il testo è commovente, si legge l'empatia per l'umana fragilità e fallacia, ed anche verso una comunità ingenua, superstiziosa, colpevolmente violenta, a suo modo anch'essa vittima di sé stessa, della propria ignoranza. 

Lettura consigliata, del resto non poteva essere altrimenti.

[ La lettera scarlatta / Natahaniel Hawthorne / Feltrinelli ]


24 mar 2022

Fantasmi della mente

Immaginate che d'un tratto si affollino intorno a voi dei curiosi personaggi del tutto incongrui (evanescenti,  mostruosi o altro), essi hanno un compito, una  missione, più precisamente questa missione siete voi. Li potete sentire, vedere, potete dialogarci, eppure sono del tutto impercepibili a tutti gli altri. Una situazione impossibile, ne siete consapevoli e tuttavia, come nei sogni, al tempo stesso questa è per voi assolutamente reale e pacifica, una nuova normalità. Tutto il vostro comportamento non potrà che adattarsi alla nuova situazione e agirete di conseguenza. 

La scena qui ipotizzata non è una fantasia letteraria bensì è esattamente ciò che è accaduto all'autrice di questo libro, testimonianza del suo confronto/scontro con la malattia: la schizofrenia. Un tuffo nei meandri della mente raccontati dall'altro lato del vetro dello specchio, non dagli spettatori (i sani) ma dal protagonista (il malato). 

Barbara O'Brien (pseudonimo sotto cui si cela l'ignoto testimone) rendiconta in questo libro la propria discesa all'inferno e come ne è tornata, riemergendo alla "normalità". La schizofrenia che l'ha colpita appartiene a una particolare variante che fortunatamente è guaribile. Dalla massima parte delle forme di schizofrenia non si guarisce mai. Nelle prime pagine del libro l'autrice annota  come la schizofrenia sia per lo più un mistero "nessuno sa cosa la provochi, nessuno sa come curarla", certo correva l'anno 1958 (prima pubblicazione) e nel frattempo la scienza ha fatto progressi, oggi la guarigione è potenzialmente alla portata del 30% dei malati, a patto che seguano le terapie. Tuttavia malgrado alcune ipotesi prevalenti rimane ancora incerta l'eziologia. Per fortuna sono state in gran parte superate prassi "terapeutiche" barbare e poco efficaci sfortunatamente di gran moda nel passato come ad esempio l'elettroshock e la lobotomia.

Il testo si rivela una lettura decisamente intrigante, come un romanzo. 

Consigliato

[ Operatori e cose / Barbara O'Brien / Adelphi ]


Il poeta greco da Alessandria d'Egitto

Konstantinos Kavafis
Benché sia nato e vissuto per la maggior parte della sua vita in Egitto, il poeta Konstantinos Kavafis (1863-1933), aveva genitori greci e scrisse le sue opere nella lingua degli antichi filosofi. 

Anticonformista problematico, omosessuale, segnato da un impulso all'autosegregazione e vergogna, la fama inizia dopo i quarant'anni e dopo la morte assurgerà al riconoscimento tra i più grandi poeti greci

Delle centocinquantaquattro poesie che compongono la sua produzione segnaliamo la pregevole traduzione italiana di una selezione di quaranta a cura di Guido Ceronetti

Le poesie di Kavafis sono carezzevoli, eleganti, insieme antiche e moderne, semplicemente meravigliose, in particolare segnalo “Aspettando i barbari” e “Perché tornino”. 

Buoni sogni! 

[ Un’ombra fuggitiva di piacere / Konstantinos Kavafis / a cura di Guido Ceronetti / Adelphi ]


Lolita

Vladimir Nabokov
(1899-1977)
Il capolavoro di Nabokov, "Lolita" pubblicato nel 1955, che tutti conoscono ma che in realtà probabilmente solo pochi hanno letto davvero, forse qualcuno in più ha visto uno degli adattamenti cinematografici. Ma di cosa parla Lolita? Certo lo sanno tutti è la storia di un pedofilo e della sua relazione proibita con una bimba impubere

Ma Lolita è sì la storia di un folle pervertito e della sua giovane vittima, ma è anche altro. 

La vicenda è nota ai più: il detenuto Humbert Humbert, ex professore con trascorsi psichiatrici, racconta e ricorda la sua relazione proibita, la manipolazione, gli atti impronunciabili, il forsennato viaggiare, mentire, nascondersi, fino all’epilogo che lo porterà alla detenzione. Ma il romanzo è anche altro, è un affresco dell’America, i grandi spazi, le piccole comunità, la superficialità, le convenzioni sociali, il baratro sociale e morale dietro l’apparenza dello stereotipo da pubblicità. 

L’urto con il delirio del protagonista è piuttosto forte, appena attenuato dall’escamotage della confessione di un condannato; sono padre di una bimba della stessa età della piccola Lolita e leggere queste pagine mi è costato una quota di disgusto. Tuttavia mano a mano che le pagine scorrono l’elemento “perturbante” per così dire lascia affiorare in trasparenza le sottotracce, un affresco d’America, vivente e nuda, tanto per la fotografia sociale quanto per quella naturalistica, quasi topografica, così diversa dalla vecchia Europa. 

L'uso del linguaggio è mirabile, un capolavoro di equilibrio, la narrazione scorre fluida articolando un linguaggio mai povero e sempre suggestivo. Insomma vera letteratura. Significativo a mio parere il fatto che Nabokov, emigrato negli USA, abbia scritto questo libro in inglese, abbandonando quindi per la prima volta il russo. Da questo punto di vista l’intera opera può intendersi anche come il misurarsi dell’autore con il nuovo mondo che lo accoglieva, così diverso, affascinante ma non privo di crepe. In questo senso l’uso del linguaggio è un elegante esercizio di stile che solo un eccezionale scrittore poteva condurre. I personaggi stessi descrivono in qualche modo uno scontro/incontro tra due culture, da un passato tormentato a una terra di possibilità, ma anche in piena luce si possono celare ombre tanto scure quanto la notte più buia. 

Il soggetto, ovvero la deriva delirante del protagonista, è il pretesto letterario, il punto di attenzione e al contempo di distrazione

Come tutti i veri capolavori, anche questo libro custodisce in sé mondi: una molteplicità di significati, rimandi, simboli, allegorie, tanto più amplificate dal personale confronto con ciascun lettore e il suo vissuto personale. 

Un gigante della letteratura, senza dubbio. 

[ Lolita / Nabokov / Adelphi ]


Bardo immortale, elisir quotidiano.

Il più grande di tutti i tempi: Shakespeare

Consigliare di leggere Shakespeare è quasi come consigliare di respirare, è totalmente ovvio, un bisogno naturale. Amleto, Macbeth, Romeo e Giulietta…. e molti altri. Certo il meglio è andare fruirne a teatro, recitato da bravi attori. Tuttavia un consiglio possiamo darlo: un libro che dispensa il bardo con una selezione di estratti quotidiani,  ciascuno dei quali ha un qualche legame con la data in questione, e che accompagnano il lettore per un intero anno. 

Un pretesto per ri-leggere e assaporare Shakespeare accompagnando il piacere della lettura con una ridda di aneddoti e curiosità in nota ai vari estratti. 

Una vera gourmandise per tutti i palati. 

Consigliatissimo.

[ Un anno con Shakespeare / a cura di Allie Esiri / Neri Pozza ]