16 ott 2021

Batraci umanoidi giapponesi

Akutagawa Ryūnosuke
(1892-1927)
Un racconto meraviglioso, un capolavoro, si tratta del racconto "Kappa" scritto dal giapponese Akutagawa Ryūnosuke nel 1926, quasi un "Alice nel paese delle meraviglie": il protagonista insegue un Kappa (creatura leggendaria del folklore giapponese, sorta di umanoidi/tartarughe/rane abitanti di fiumi e stagni) fino a cadere in una fossa profonda per risvegliarsi nel mondo sotterraneo di queste creature, un mondo dove la società dei Kappa evoluta e complessa come quella giapponese si fonda però su un capovolgimento dei principi e dei valori. Questo rovesciamento è l'occasione (riuscitissima) per mostrare l'incongruità e le contraddizioni della società umana. Il protagonista però non è una bambina (che sa darsi ottimi consigli, ma poi seguirli...) bensì un uomo, e precisamente la storia è la sua testimonianza raccolta nel manicomio in cui è ricoverato, egli è il paziente n°23. 

un Kappa in un disegno
di Hokusai (1760-1849)



La società dei Kappa, la loro cultura, è illustrata dalle azioni di svariati personaggi: il poeta Tock (che si suicida), il musicista Craback, il filosofo Mag, il prete Lap, il capitalista Gael. Un capolavoro di satira dalla sfolgorante inventiva ma anche di riflessioni profonde sul senso delle cose. Nel testo si trovano una citazione di Basho e anche arguti riferimenti a Nietzsche, Tolstoj, Wagner, Strindberg, Kunikida, Baudelaire. Una domanda aleggia tra le righe nel finale, chi "vede" più chiaramente il folle n°23 o i presunti sani?

Akutagawa conosceva bene l'inglese e tradusse molte opere europee dalla versione inglese; pur  ottenendo consensi per la sua produzione, per tutta la vita fu tormentato da un disagio esistenziale (tra cui il timore di impazzire come la madre suicida quando era bambino) culminato con il suicidio, nel 1927 a soli 35 anni, con il Veronal (come "La signorina Else" di Schnitzler).

Il geniale scrittore è altrimenti noto per il racconto "Rashōmon" (1915) da cui è stato tratto l'omonimo e celeberrimo film di Akira Kurosawa. Tra i racconti raccomando la lettura  di “Gesù di Nanchino“ (1920), particolarmente poetico.

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