10 ott 2021

Insani gesti

Alesandra Carnaroli
Un libricino, breve e di formato minuto, niente immagine di copertina (è già un buon segno), finalmente leggere poesie, se ne sente il bisogno, come di questi esercizi macabri, un'enumerazione di tentati suicidi e altrettanti assassinii, 50 + 50 a fare numero tondo. 

Qual'è il senso? Perché, piuttosto che no?

Disperazione forse, traumi, desiderio di liberazione... la banalità del quotidiano che diventa furia omicida, autodistruttiva o fuga,  definitiva, termine della corsa. Ma non c'è tensione dinamica, non c'è slancio, nessuna ansia.  Piuttosto accettazione, un osservare, intravedere la possibilità, un prendere atto. Una rêverie lugubre (ma non sconfitta) che dice l'indicibile, l'inconfessabile, ammette la fatica, ascolta il bisogno e le fragilità. Di chi? dell'autore? del lettore? L'autrice si misura con i suoi tormenti, non senza tratti umoristici, immaginando, pianificando, mettendo in scena il superamento del limite, la fine propria o altrui (non è forse quasi lo stesso?). 

Un esorcismo (o desiderio) quasi compiaciuto. Una volta abbracciato, l'ineluttabile diventa libertà. Come per Kafka quando gli fu comunicato l'irreversibilità del suo male, libero finalmente dalla speranza come dalla preoccupazione. Non più tormentato dalla possibilità. 

Siamo oltre le intenzioni dell'autrice? e dunque sia, o non sarebbe poesia. 

Una lettura che tocca, divertentemente triste, liberatoria, dolorosamente piacevole. 

Banalmente: non banale, poetica.

[ 50 tentati suicidi più 50 oggetti contundenti / Alesandra Carnaroli / Einaudi ]