10 gen 2013

Un semplice delitto - di Thòdoros Kallifatides

Thòdoros Kallifatides

E' il primo giallo del celebre scrittore/poeta greco Kallifatides, immigrato in Svezia dove vive dal 1964 (scrive in svedese),  l’intreccio mistery è funzionale a illustrare il lato oscuro della società svedese contemporanea: un melting pot di etnie ormai naturalizzate (ma davvero fino in fondo?) costituiscono la Svezia di oggi e i migranti in fuga dalla crisi economica dell’Europa centrale o dall’est che si affacciano sugli abissi della droga e della prostituzione, la civile Svezia e una società che non è più capace di empatia sociale, un mondo di solitudini e scarso ottimismo sul futuro. Dove sono finiti gli ideali del sessantotto? 

Il disgelo del lago porta al ritrovamento del corpo di una giovane donna, è l’inizio delle indagini ma scoprire la verità non basta, bisogna anche tener conto di come indizi e prove possono essere fatte valere in tribunale. Cos’è la giustizia? e la verità? possono andare insieme? 
Il gelo della solitudine, delle miserie personali, dell’abbruttimento, dell’insoddisfazione e delle ambizioni deluse, è questo il ghiaccio che le indagini dovranno sciogliere per fare emergere infine la verità dagli indizi come l’acqua ha restituito il corpo della vittima a primavera.

Il riferimento ai migliori Sjowall e Wahloo è abbastanza scoperto, il titolo allude alla banalità del fatto che sia avvenuto un delitto, è proprio questa banalità del male, quasi si dovesse accettarla come una normalità che ha parentela con la mitica coppia di autori della serie di Martin Beck. La parentela sta nel fatto che la causa di questa quasi accettazione o apparente ineluttabilità del male è messa in relazione alla società svedese nel suo complesso, criminogena secondo il punto di vista di Sjowall e Wahloo, per Kallifatidis si potrebbe piuttosto dire abulica e indifferente.

La critica sociale c’è come anche i dubbi sul sistema giudiziario ma non si può dire altrettanto per la “visione politica”, non c’è proposta d’alternativa e neppure una vera ribellione o speranza di riscatto. La protagonista si concede al massimo uno sbotto d’insoddisfazione, non ribelle semmai ostinata nel fare la cosa giusta senza confidare nel risultato.
Il lato oscuro della Svezia di oggi che guarda a sé stessa come a un groviglio di problemi ma a differenza dei romanzi di Beck neppure i ribelli sperano davvero di potere cambiare le cose, si limitano a provarci ma senza crederci fino in fondo.

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