17 mag 2011

Salone del libro di Torino 2011


Si è appena chiusa la kermesse libraria torinese e naturalmente non ci siamo fatti mancare una visita.
Ottima occasione per curiosare tra i cataloghi dei piccoli editori, maneggiare i libri per gustarsi il contatto con la carta, l'impaginazione, le copertine.
Qua e là si incontra qualche autore con cui è il più delle volte possibile fermarsi a chiaccherare della sua ultima fatica certo ma non solo, si divaga sui gusti letterari, sull'uso del computer e sugli e-book (quest'anno i tablet reader erano in bella mostra in quasi tutti gli stand)

Seguiranno a brevissimo ulteriori post sui libri che abbiamo notato mentre gironzolavamo tra gli stand come cani da tartufo alla ricerca di tesori nascosti.



Due parole sul Salone internazionale del libro di Torino che merita certamente la visita e avendo tempo anche di più (così magari si riesce a seguire qualche conferenza), bellissimo che ci siano tanti piccoli editori, ricco il calendario degli eventi e simpatiche molte iniziative specie quelle rivolte ai piccoli lettori (o si spera futuri tali).

Ora tutto è perfettibile e anche quest'anno le magagne non mancano: per chi arriva da fuori la segnaletica stradale è a dir poco minimale ed ermetica (e va bene che abbiamo tutti il tomtom ma uno sforzino in più non avrebbe guastato); le aree parcheggio sono vaste ma anche gli ostacoli: ascensori sporchi per i sotterranei, in corrispondenza delle casse ci sono solo le scale altrimenti preparatevi al giro dell'oca dentro un labirinto di negozi prima di arrivare all'area espositiva; nastri trasportatori nuovi e ovunque, peccato però che siano tutti spenti per riparazione (?); zero cartelli, esterni tristi senza fiori e colori ma molto cemento; le casse all'ingresso sono aperte solo a metà e le code notevoli, chi ha fatto il biglietto prima (magari online) deve passare davanti a tutti rischiando il linciaggio per entrare dallo stesso pertugio da cui entra chi compra il biglietto sul momento (ma deve avere un po' di faccia tosta perché nessun cartello avvisa nè lui nè gli altri di questa possibilità).

Finalmente entrati, un colpo d'occhio alla distesa di stand e ci si dimentica delle difficoltà appena superate, ma avete fatto provvista di contanti? In caso contrario individuate i rari bankomat perché agli stand quasi nessuno ha il pos (semplicemente assurdo, da medioevo).
Gruzzolo in tasca e si comincia il giro: al solito i più inflazionati di presenze sono gli stand dei grandi che espongono fondamentalmente i titoli più commerciali e le ultime uscite, se cercate qualche chicca dal catalogo probabilmente non ci sarà, se chiedete aiuto si tratterà quasi sempre di persone che non conoscono il catalogo e che fanno mera presenza estetica come addetti alla registrazione dell'incasso. Alcune meritevoli eccezioni non cambiano il quadro generale. Gli editori più piccoli, medi e piccolissimi, invece offrono di solito una maggiore (spesso eccellente) conoscenza del catalogo e sanno suggerire e orientare soddisfacendo curiosità ed esigenze.

Quanto ai costi vale la bagarre di sempre sul fatto che l'ingresso è a pagamento (e il parcheggio pure) e gli espositori tendono a fare sconti limitati o in base alla quantità di volumi acquistati.

La cultura è un diritto, promuoverla dovrebbe essere un dovere, pertanto riteniamo che l'ingresso (10€) dovrebbe essere libero (a sentire le lamentele degli editori gli spazi sono già più che ben pagati), il costo del parcheggio dovrebbe quanto meno agevolato (troppi gli oltre 10€ per 9 ore), e poi sarebbe buona cosa offrire sconti per chi è venuto in treno, per chi risiede fuori città o arriva ancora da più lontano.

Sopratutto gli editori potrebbero anche essere più generosi (specie i più grandi) e dovrebbero offrire maggiore supporto alla clientela e maggiori disponibilità di titoli (anche ripescando dal catalogo le cose più curiose e di qualità).

Ci riteniamo fortunati dei nostri incontri con editori generosi e personale disponibile e competente, anche se riteniamo che dovrebbe essere la regola in un contesto del genere.

Si diceva solo contanti agli stand, ma anche ai vari chioschi e bar sparsi ai margine delle aree espositive; code a parte se avete fame o sete (fa molto caldo) preparatevi a prezzi non proprio d'accoglienza, e se state conservando gli ultimi contanti per i libri non vi resta che l'ennesima disordinata coda per i ristoranti e self service (gli unici che accettano carte di credito).

Mozione per i posti a sedere! - Siete al Salone, gironzolate tra i libri da ore e volete dare una rapida scorsa ai vostri acquisti? Gambe doloranti o meno dovrete farlo in piedi: sedie, panchine, sofà sono un miraggio. O vi imbucate in una conferenza (difficile perché spesso sono su prenotazione) o vi accontentate del pavimento. In tutte le librerie dovrebbe esserci lo spazio per sfogliare i libri, tanto più in una fiera del genere. Mozione per i posti a sedere! Non necessariamente dico Frau e chaise longue ma almeno sedie e panchine.


Ebook e cataloghi digitali - Quest’anno quasi tutti gli stand esibivano tra i libri un tablet ebook reader, per Torino un’innovazione, peccato però che quasi nessuno sapesse dire quanto poteva costare un tale giocattolo, ma sopratutto pochi i titoli disponibili in digitale.
Molti editori non avevano il catalogo in carta ma davano l’indirizzo del sito internet da cui scaricare il catalogo in digitale aggiornato, sarebbe stato gradito se avessero avuto il catalogo su una chiavetta usb o su un tablet presso lo stand per consultarlo e anche per distribuirlo sul momento ai visitatori (via usb o via bluetooth). Quanto alle versioni digitali dei libri è incredibile che ci siano così pochi titoli disponibili e che siano spesso così cari. Visto che un libro non è migliore solo perché è nuovo, la versione digitale potrebbe essere un ottimo sistema per gli editori di rimettere a disposizione un titolo ormai fuori catalogo o esaurito senza dovere per forza rischiare una ristampa o costringere chi lo cerca a scandagliare le bancarelle dell’usato o le biblioteche.
Qualche editore ha lamentato una tassazione alta sugli ebook ma francamente mi sembra un alibi ridicolo considerato il delta abissale dei costi di produzione e distribuzione.

Io prediligo i libri su carta ma certo sarei felicissimo di potere trovare titoli esauriti in digitale, inoltre il minor prezzo mi consentirebbe di allargare i miei interessi rischiando di più su autori meno noti o a me sconosciuti e anche su generi che non frequento abitualmente.
Non credo che il libro digitale possa sostituire il libro su carta, feticismo a parte con il digitale viene a mancare quella pulsione al possesso per le cose che amiamo (un conto è rimirare la propria biblioteca, altro rimirare una chiavetta usb) oltre a molte altre cose, tuttavia il digitale può facilitare lo scambio e la diffusione di un’opera e decretarne il successo anche al di fuori dei circuiti abituali.
Un buon esempio di successo digitale che dopo va su carta sono lo scrittore americano Danielewsky autore di "Casa di foglie" (http://www.onlyrevolutions.com) e l’australiano Max Barry autore di "Machine man" progetto di opera in fieri pubblicata online una pagina al giorno fino a compimento nel 2011 (http://maxbarry.com/machineman/)

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