28 mag 2011

Nekros - Lovecraft all’ombra del Vesuvio


Ugo Ciaccio
Un piccolo editore fallito che sbarca il lunario pubblicando a pagamento immondizia letteraria, riceve una richiesta di pubblicazione di uno strano libro scritto in latino, il titolo “Necronomicon” non gli dice nulla. L’incubo però irrompe presto nello squallido tran tran dell’editore: il cliente è stato ucciso, e adesso  qualcuno lo segue e lo minaccia. Intanto viene in possesso del libro ma una conoscente che se ne intende lo ha informato che il Necronomicon in teoria non esiste, solo qualche citazione inventata da uno scrittore americano: Lovecraft. Eppure un uomo è morto, e qualcuno (o qualcosa) è in agguato nel buio e vuole il libro. Bisogna scoprire la verità (del libro) ma anche restare vivi. Si susseguono efferati omicidi e la percezione della realtà incomincia a incrinarsi facendo posto all’allucinazione. Il libro diventa un ossessione mortale.

Il libro è piacevole specie se avete già letto Lovecraft. Mi sarebbe piaciuto che alcuni spunti fossero stati maggiormente sviluppati (lo stato allucinatorio/onirico come varco dimensionale, l’ossessione maniacale per il libro maledetto, la setta segreta) e poi mancavano i gorgoglii e il tanfo di batrace, ma sarebbe stato un “rifare” Lovecraft cosa che saggiamente l’autore ha evitato virando su un canovaccio più mistery che fantasy, tra falsari di libri antichi, collezionisti, religiosi, editori tossicomani e verità tanto antiche quanto scomode, per le quali si può uccidere.

L’autore Ugo Ciaccio, classe 1969, vive e lavora a Napoli dove per passione colleziona e falsifica testi antichi. Necros è il suo primo romanzo, attendiamo con curiosità il prossimo.

[ Nekros - Ugo Ciaccio - Bietti ]


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Segue l'INTERVISTA all’autore Ugo Ciaccio (scoprirete come diventare possessori di una autentica copia dell’infame Necronomicon)

INTERVISTA
- Sei un fan di Lovecraft? Il tuo romanzo ha un taglio mistery, incentrato sul concetto del libro archetipo, sul mistero del libro maledetto, invece di ricalcare le ambientazioni tipicamente di Lovecraft, Perché?
Non sono un lettore puro di Lovecraft, ma ammiro alcune delle cose che ha fatto. Non amo Lovecraft come scrittore ma come inventore, secondo me la sua fantasia è superiore a quella di moltissimi altri scrittori. La sua capacità descrittiva di mettere su carta quello che sente invece è abbastanza limitata, secondo me anche da un suo modo di essere, le caratteristiche di Lovecraft come scrittore, ad esempio l’uso di aggettivi particolari che risulta secondo me pesante durante la lettura. Però è geniale. Ultimamente pensavo a come sia difficile inventare dei mostri ex novo. Provate a immaginare un mostro che non sia umanoide, che non abbia la forma di un animale, che non sia un demone: è una cosa difficile. Lui invece era in grado di inventare con enorme facilità e di penetrare nell’immaginario di ognuno di noi. Credo sia questa la grande capacità di Lovecraft, quello che ha realizzato con il Necronomicon che poi ha preso vita propria nella realtà. Ho scelto questo autore perché ero molto interessato al Necronomicon.

- Immagino che questo interesse nasca dalla tua passione 
Esatto

- Passione per i libri antichi ma sopratutto per la falsificazione dei libri antichi. puoi dirmi come nasce? 
Mio padre è un appassionato di libri e mi ha trasmesso questa passione. Poi io sono andato un po’ oltre appassionandomi ai libri antichi, si incomincia a comprare qualcosina per poi entrare nella logica. Come in tutte le cose che faccio quando mi appassiono, devo capire come funzionano più dal di dentro, quindi mi sono chiesto come si facessero i libri anticamente e ho cominciato comprando dei manuali, dopodiché per puro piacere ho fatto un corso per la legatoria artigianale a Siena. Infine ho cominciato ad accarezzare l’idea di riprodurre qualcosa in maniera più seria, comprando i primi apparecchi la pressa e così via. Il mio lavoro principale è quello di programmatore e ho messo a punto un programma per riprodurre le tecniche di stampa antiche che si facevano con il torchio con mille imperfezioni ma anche con mille elementi come le segnature, la collazione, che ovviamente oggi è impossibile riprodurre. La curiosità per il Necronomicon mi ha portato a riprodurlo, così come ho riprodotto anche libri veramente esistenti.

- Quindi hai una copia del Necronomicon in casa!
Sì, è fatta in pergamena, perché così dovrebbe essere la pelle umana, perché la pelle umana al contrario della pelle di animale per essere usata a questo scopo deve diventare pergamena. Io chiaramente ho usato pergamena di montone [ride]...  o almeno lasciamo aperto il dubbio.

- Ok , speriamo che non sia davvero umana. Ci sarà un seguito del tuo romanzo?
Dopo avere scritto Nekros, più o meno tre anni fa, per evitare l’ansia da pubblicazione ho continuato a scrivere completando altri due romanzi che però non hanno nessun collegamento. Adesso invece sto pensando a un prequel di Nekros incentrato sul personaggio di Ignazio Beneduce, di cui solo dopo avere finito lil libro mi sono reso conto quanto poteva essere interessante come personaggio.

- Immagino sarà relativo a quando il prelato viene in contatto con i primi scritti.
Esattamente.

- Il romanzo è ambientato nella tua terra e pensando a Lovecraft mi è venuto alla mente il fatto che spesso lui parli di incredibili antichità con riferimento a rovine o edifici che hanno quasi  cento anni, il che suona un po’ ridicolo per noi europei.
[ride] 

- Ho notato che non hai sfruttato l’antichità autentica che emerge praticamente da ogni pietra in Italia , Napoli compresa. Come mai? Non ti interessava questo tema?
Non mi interessava e anzi cerco a volte anche forzosamente di tenermi lontano dalla retorica dell’antico che era più bello, più affascinante, più misterioso. Non ci credo, non mi affascina quando lo leggo e quindi nella scrittura a volte cerco di spezzare quest’idea inserendo degli elementi che spezzano con l’dea del gotico. Può essere una battuta di un personaggio o anche un elemento come un’insegna di una pizzeria, o una donna che stende la biancheria dal balcone, per evitare che l’atmosfera risulti forzatamente cupa e gotica.

- Insisto un po’ sulla dissonanza con il climax di Lovecraft che è evidente fin dalle prime pagine di Nekros, per esempio il tema della mescolanza culturale, del sospetto per gli immigrati. La mescolanza a Napoli è un fatto. Anche questo elemento è completamente assente se non per un fugace accenno alla malavita dove mescoli elementi tra virgolette “ordinari” con altri straordinari.
In effetti il tema è assente anche perché andrebbe trattato con delicatezza e comunque non condividendolo ho preferito lasciarlo in ombra. Ci si poteva giocare ma io non lo ritengo un libro su Lovecraft ma che usa Lovecraft.

- Il tema della mescolanza sembrava interessante visto che qua e là citi il dialetto, sembrava suggestivo.
E’ vero  si poteva giocare di più sulla mescolanza anche perché Napoli sicuramente è un luogo in cui anche la rabbia è molto sentita, si poteva approfondire questo tema, anche il contatto con altre religioni, con altre culture.

- L’idea di una sorta di setta che da tempo immemorabile difende un segreto indicibile, ti è venuta guardando “Il codice da Vinci”?
No, non l’ho letto, ho visto il film ma forse persino dopo avere scritto il libro. Non c’è legame, non ricordo nemmeno bene quale sia la trama, che comunque non è un ‘idea di per sè originale. 

- Infatti...
Comunque io non uso mai la parola setta, sarebbe piuttosto un interesse di tutte le religioni coinvolte, trasversale ma non una setta.  Una specie di struttura segreta che tende a preservare la diffusione di questa verità. 

- Ecco inteso in questo senso, si potrebbe dire che il tuo libro, al di là dell’ambientazione poliziesca e lo sfondo fantasy che occhieggia a Lovecraft, possa essere inteso come una critica delle strutture di potere?
Questa cosa c’è senz’altro. Volendo individuare un messaggio, anche se cerco sempre di evitarlo non perché abbia paura ma perché penso che sia un po’ come mettere il bollino del prezzo su un regalo: quando tu in un libro dici esattamente cosa pensi. No, deve trasparire. E’ una critica a tutte le strutture che spesso si creano e tendono a bloccare un’informazione nel punto in cui gli conviene.

- A proposito di strutture di potere che cercano di nascondere il messaggio, internet di per sè è un luogo virtuale dove collocare informazioni e dove è facile nasconderle e anche, avendone il controllo, dove è facile filtrare, basta pensare all’Iran. Vedi un parallelo con Internet? E’ una cosa che ti interessa oppure per te è solo uno strumento di lavoro?
Mi interessa filosoficamente parlando, anche perché il concetto di noosfera, luogo della mente in cui si incontrano i pensieri e vengono raccolti anche quando le persone sono morte e si accumulano fino a generare un entità unica, internet è la cosa che metaforicamente ma forse anche praticamente più si avvicina. Cioè le idee nostre, la pagina facebook tua, o mia, o di chiunque altro, potrebbe rimanere anche dopo la nostra morte continuando a dare la possibilità di incrociare altre informazioni. Quindi filosoficamente è molto interessante però io lo uso solo come strumento di lavoro, lo trovo abbastanza noioso se non per cercare informazioni.

- Da dove nasce il concetto di noosfera?
Tra i libri che colleziono ci sono libri di gesuiti, un ordine avversato per un certo periodo dalla Chiesa, da cui sono molto affascinato. Avevo deciso che un personaggio sarebbe stato un gesuita, che infatti è Ignazio Beneduce. Incominciavo a documentarmi e avendo molto materiale mi sono imbattuto in Teilhard De Chardin. Premetto che sono ateo e non avevo nessuna intenzione di scavare a fondo però De Chardin è un personaggio eccezionale, che ha avuto una visione nuova della religione in relazione alla vita e alla materia; ha scritto dei trattati, delle poesie, degli inni alla materia. E’ lui che mette a punto questo concetto di noosfera e siccome la vita di Lovecraft è stata molto orientata al sogno e all’onirico (lui sognava e poi scriveva) era un punto di contatto tra Lovecraft e De Chardin che per me è stata un po’ la scintilla di originalità della storia.

- Nel libro si parla dell’accesso alla noosfera attraverso la follia, Lovecraft oppure attraverso la disperazione, e quindi in qualche modo di nuovo un accesso alla follia, del famoso profeta quando si perde nel deserto. Ora l’editore Lamia fa uso di stupefacenti, le sue visioni le possiamo considerare una forma parallela di accesso alla noosfera? Chiunque viene in contatto col libro o con le informazioni impazzisce salvo chi accede per via chimica?
In un certo senso l’idea di fondo era questa, poi però ad un ultima rilettura mi rendo conto che l’unico personaggio che riesce a tenersi fuori dalla follia collettiva  forse è proprio, alla fine rimane cosciente. Quindi proprio questa evasione molto materiale dovuta al morfene gli consente una difesa, come se fosse un canale di ascesso e di uscita dalla noosfera.

- Sei un rarissimo e invidiatissimo possessore di una copia autentica del Necronomicon!
Anche perché non essendoci l’originale non possiamo dire che è un falso.

- Assolutamente autentico, del resto come viene spiegato essendoci un testo archetipo di cui è il sunto, l’autenticità è nel messaggio. Quindi vista questa tua passione per le riproduzioni, se qualcuno volesse acquistare da te il Necronomicon sarebbe possibile?
E’ possibile, ma i prezzi sono alti perché ci vuole tempo per realizzarli, si possono fare su richiesta e ci vogliono circa due mesi.

N.B.
Se siete interessati scrivete a info@cyberbouquiniste.com e inoltreremo la vostra richiesta.