17 ago 2008

Casa di Foglie - di Mark Z. Danielewski


Dieci anni di gestazione per questo originalissimo romanzo di Mark Z. Danielewski "Casa di foglie".
L'opera spicca per originalità sotto molti punti di vista compreso il modo in cui è impaginato (talvolta occorre ruotare il volume per leggere il testo) e il frequente ricorso a rimandi in nota dove vengono sviluppati lunghi periodi o interi capitoli corredati anch'essi di altrettante note rimandanti a opere e autori totalmente inventati. Non mancano invenzioni tipografiche quali cambiamento di caratteri, dimensioni, posizione, inserimento di grafiche e immagini.

Per orientarsi tra le oltre 800 pagine che compongono il romanzo si possono seguire strade diverse, a seconda che ci si soffermi sulle note o sulle appendici, che si segua una lettura tradizionale sequenziale o ipertestuale saltando qua e là inseguendo le innumerevoli note e rimandi.

Il tema principale della storia gravita intorno ad una casa misteriosa, il tutto prende l'avvio dal ritrovamento da parte della voce narrante Johnny Truant degli appunti del vecchio cieco Zampanò (il lettore legge infatti il manoscritto di Truant) a proposito di un film di culto “The Navidson record” girato con videocamere HI8 (e a proposito del quale, numerose note riportano stralci di vasta saggistica in merito).

Le riprese amatoriali documenterebbero la straordinaria esperienza di un certo Will Nadvison che esplora nella propria abitazione i recessi insondabili che si aprono oltre una porta interna della propria abitazione.
Ma l'interno di questa casa nella casa si sottrae all'esplorazione dilatando gli spazi (la Casa è più grande al suo interno che all'esterno) e opponendo un buio impenetrabile agli esploratori alcuni dei quali, sebbene attrezzati come per una spedizione al Polo, si smarriscono senza tornare. Realtà o geniale finzione dell'astuto realizzatore del video Hi8, il sedicente sig. Will Navidson?
Il narratore Truant condividerà con il lettore i suoi dubbi e via via anche il senso di panico che ne ricava.

Una chicca: molte note al testo sono di Truant, altre parrebbero del curatore, il tutto alimentando nel lettore la confusione nel fissare il discrimine tra realtà e finzione, proprio come accade a Truant.


Il libro risulta incredibilmente coinvolgente e disorientante a un tempo, in una parola: geniale.

Quanto alle bizzarrie di impaginazione (cambio di orientamento, pagine quasi vuote, altre fittissime in caratteri piccolissimi, etc.) Danielewski ha parlato di un approccio cinematografico alla scrittura, in cui il testo asseconda i movimenti di una ideale telecamera: dissolvenze, cambi di inquadrature, stacchi, fermo immagine, panoramiche, etc.

A quanto ho potuto informarmi Danielewski (nato a New York nel 1966) ha nel frattempo pubblicato altri libri, spero che escano presto in traduzione italiana altrimenti mi toccherà la fatica (e nel suo caso lo è davvero) di una lettura in inglese.

Personalmente mi fa pensare ad un complesso "esercizio di stile" sul metalinguaggio
Dimenticavo: consigliatissimo.


[ La casa di foglie / Mark Z. Danielewski / Mondadori ]