15 apr 2011

Hiroshima mon amour


Terremoto, tsunami e incubo atomico in Giappone.
Non è la sinossi di un disaster movie ma purtroppo la sintesi della cronaca recente del terremoto che ha colpito l'area a nord di Tokio. Parleremo di libri ma la tragica cronaca recente obbliga a un commento. Ho avuto la fortuna di visitare il Giappone nel 2010 esattamente nello stesso periodo in cui poi nel 2011 si è verificato il terremoto, il sollievo di averla scampata amplifica l'empatia per la disgrazia, per un popolo di grandissima civiltà e un territorio di rara bellezza. Visitare il Giappone è stata un'esperienza stupenda, sopratutto per l'impatto con una cultura così diversa e così incredibilmente urbana e civile; se già per un italiano andare in scandinavia significa impattare con un mondo più civile, ordinato e cortese; andare in Giappone è come catapultarsi nel pianeta dell'efficienza e della cortesia, il tutto condito da uno spaesante mix di tradizioni millenarie e tecnologia del futuro. Atterrare a Tokio arrivando dall'Europa è come vedere il futuro, visitare i templi di Nara e Nikko è come ritornare nel passato. Appena rientrato sarei ritornato indietro subito e spero di visitare ancora il Giappone. Soprattuto mi e gli auguro che l'allarme radioattivo possa rientrare presto ed essere circoscritto il più possibile; durante il viaggio in Giappone ho visitato Hiroshima: il museo sulla bomba toglie il fiato. Mi auguro che questa ennesima tragedia possa scuotere le coscienze sui rischi tutt'altro che teorici legati all'energia atomica.
Chiusa la parentesi torniamo ai libri.

Visto quanto detto prima è impossibile non ricordare "Il gran sole di Hiroshima" ( titolo originale Sadako Will Leben) romanzo pluripremiato di Karl Bruckner del 1961. Lo lessi da bambino, tragicissimo. Si parla della bomba e delle conseguenze infide dell'esposizione alle radiazioni, l'autore come avrete intuito dal nome non è giapponese ma austriaco.

Non ho un'articolata conoscenza della letteratura giapponese ma devo dire che tutto quello che ho letto l'ho sempre trovato sorprendente e delizioso: consiglio "Kitchen" romanzo del 1988 di Banana Yoshimoto e "Norwegian Wood" (orig. Noruwei no mori) romanzo di Haruki Murakami del 1987.

Consiglio il caso letterario di "Install" opera d'esordio del 2001 dell'allora diciassettenne Wataya Risa, un romanzo breve, vero capolavoro, sul tema della sindrome di Hikikomori, una sorta di misantropia patologica per cui i malati si ritirano nella propria stanza isolandosi dal mondo e da ogni contatto sociale (o almeno dalla maggior parte). Un fenomeno ora non più soltanto giapponese anche se nasce in quel particolare contesto culturale di omologazione e competizione estremizzata tipica delle grandi città giapponesi.

Restando sui comportamenti più sorprendenti agli occhi di noi occidentali consiglio il saggio "Generazione Otaku" dello studioso Hiroki Azuma, un vero affresco di questo particolare fenomeno postmoderno cliché di giapponesità che in realtà si è diffuso, sia pur mutato, anche in altri paesi industrializzati (delizie della globalizzazione), il saggio è stato pubblicato in italiano nel 2010 da Jaca Book.

Per quanto riguarda la letteratura giapponese di taglio più classico consiglio la lettura dei capolavori dei premi Nobel Kawabata e Mishima. Ottime le edizioni in volume dei Meridiani Mondadori, ma si trovano i singoli romanzi anche in edizione Einaudi e Feltrinelli.
Recentemente ho letto "Il paese delle nevi" (1948) di Kawabata veramente intenso su una storia d'amore, il capolavoro però, per me è "La casa delle belle addormentate" (1961), bellissimo. (Kawabata fu il maestro e scopritore di Mishima, come il suo discepolo anch'egli si tolse la vita).
Di Mishima ho già parlato in un altro post , è un autore controverso dall'irricevibile nazionalismo nostalgico (e pensare che da giovane si considerava di sinistra) ma è un autore di innegabile maestria, le sue storie e il suo stile sono affascinanti e unici. Di Mishima probabilmente il meglio risale a prima della fondazione del Tate no Kai (Società degli scudi), il suo "esercito privato". Su Mishima consiglio una breve ma interessantissima raccolta di interviste "Le ultime parole di Mishima" di Furubayashi Takashi e Kobayashi Hideo, entrambi noti critici letterari autori delle interviste. Vale una menzione speciale la lunga intervista di Furubayashi Takashi il quale pur essendo di orientamento politico marxista in aperto contrasto con le idee di Mishima, ne subisce il fascino letterario instaurando un contraddittorio molto interessante.


[ Generazione Otaku / Hiroki Azuma / Jaca Book ]
[ Install / Wataya Risa / Einaudi ]
[ La casa delle belle addormentate / Kawabata / Mondadori ]
[ Le ultime parole di Mishima / Furubayashi Tahashi, Kobayashi Hideo / Feltrinelli ]


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