20 mar 2012

Non sparate agli aquiloni - di Feride Cicekoglu


Feride Cicekoglu
Un bambino recluso senza colpe in Turchia, in carcere per il solo fatto che la madre è prigioniera e lui non avrebbe altro posto dove stare. Attraverso i suoi occhi la violenza della persecuzione politica e il degrado del carcere si ammanta di poesia. Le logiche crudeli della prigione, la convivenza non sempre facile, la rassegnazione, il dolore, un intera armata di colori cupi rischiarato come per scoppi pirotecnici dai fraintendimenti e dalle incomprensioni del bambino, che nella sua innocenza e ingenuità non capisce fino in fondo quello che vede e vive. Il piccolo Baris non conosce altra vita che questa, intravede la libertà solo per brevi tratti in un fazzoletto di cielo in cui volano a volte degli aquiloni. Il suo sguardo ingenuo e curioso evidenzia l’assurdità e l’ingiustizia della sua situazione. 

Il libro è davvero bello, compie un piccolo miracolo affrontando un tema duro e doloroso con una tale commovente poesia che la lettura diventa a tratti persino allegra, leggera e giocosa come gli aquiloni del titolo. Le poche pagine di cui si compone il testo (appena 61) fanno rimpiangere che finisca così presto. Terminata la lettura la mente ritorna inevitabilmente alla denuncia della repressione politica in Turchia, un tema quello della libertà che ci riguarda sempre tutti, in prima persona, in quanto esseri umani. 
Il piccolo Baris racconta l’inferno di un mondo rovesciato dove le persone sono recluse perché amano il proprio popolo, perché leggevano i libri, perché amano condividere, perché odiano le bugie. La violenza degli oppressori e la pochezza dei complici si mostra in tutta la sua assurdità: la censura ossessiva, la distruzione dei libri. Accanto alla questione politica, della libertà di pensiero, si affianca la denuncia sulla condizione femminile che vede le donne vittime di uomini violenti e di un sistema oscurantista e misogino, molte donne sono vittima di matrimoni imposti e di partner violenti, il loro rifiuto o fuga le ha portate a una condanna. 

Non si può che rendere merito all’editore Scritturapura cui si deve questa prima traduzione italiana del romanzo di Feride Cicekoglu, un libro cult non solo in Turchia che ha avuto anche una fortunata trasposizione cinematografica. L’autrice è stata arrestata durante il colpo di stato del 1980 ed è stata detenuta come prigioniera politica fino al 1984, “Non sparate agli aquiloni” è frutto di questa terribile esperienza.

Una lettura che non lascia indifferenti e che forse può aiutare a rimanere vigili, i fatti di cui narra il libro non appartengono a un remoto passato né a un luogo così lontano. Tra i molti pensieri belli e brutti che il libro mi ha suscitato, per associazione di  idee ho ricordato un film che affronta temi simili con una prospettiva che può avere qualche analogia con il libro. Il film del quale vi sconsiglio caldamente la visione è “Il labirinto del fauno” di  Guillermo del Toro (2006), una parabola sul trionfo dell’innocenza sulla ferocia della dittatura franchista.

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