9 ago 2012

Il risveglio della storia - di Alain Badiou

Alain Badiou - filosofo francese (nato nel 1937)
In questo breve, provocatorio ma ficcante saggio, il filosofo francese Alain Badiou prende slancio dai fatti delle rivolte della cosiddetta primavera araba per assestare un duro colpo all’imperante modello capitalista il quale ormai in declino (vedi crisi finanziaria mondiale) sembra essere infine giunto al punto di svolta del proprio ciclo storico, una rivincita per Marx le cui previsioni mai come in questo momento sembrano essere infine giunte alla maturità e inveramento. Il mercato globale, le democrazie occidentali come travestimento degli interessi del capitale (di fatto non perseguono l’uguaglianza ma incentivano la divisione tra i pochi sempre più ricchi e i tanti sempre più poveri, in nome della difesa del mercato e dello stile di vita - ma di chi se la maggior parte ne è esclusa?) l’imperialismo (le varie esportazioni di democrazia presso i siti delle riserve petrolifere o altre riserve di interesse economico), etc.

In questi tempi bui in cui pressati dalla crisi finanziaria, dal vacillare del potere costituito delle oligarchie del capitale, dove le parole d’ordine sono tagliare le zavorre per salvare il mercato e con esso lo stile di vita occidentale, resta da capire se i sacrifici a cui la maggior parte della popolazione inerme e sfiduciata si sottomette non siano piuttosto l’ultimo passo vero la restaurazione, ovvero la distruzione di tutti quei principi, diritti e valori di salvaguardia delle persone che la lunga parabola del socialismo/comunismo fino ai suoi ultimi fuochi negli anni 60/70 avevano conquistato a  caro prezzo di sangue e battaglie.

Mai come ora infatti l’intero insieme di queste conquiste sociali è sotto scacco, scardinato pezzo a pezzo, derubricato a inutile zavorra (tagli allo stato sociale, libertà di licenziamento, tagli alla sanità, deregulation per le aziende, detassazione sui capitali, etc.) dai vari governi europei e non solo, tutti intenti a preservare il contenitore prescindendo dalla tutela del contenuto. 
E’ come se si volesse salvare la casa al prezzo di decimarne gli abitanti, non sarebbe dunque ora di mettere in dubbio se la casa stessa meriti di essere salvata e non sia piuttosto utile ripensare ad un altro contenitore? In altre parole il modello capitalista/imperialista che non è mai stato così libero da lacci e lacciuoli e che imperversa su dimensione planetaria mostra ora il proprio momento di crisi; il mondo stesso globalizzato sembra non offrire più quegli spazi esterni di espansione (una sorta di imperialismo neocoloniale del capitale) costringendo il sistema a riversare la propria aggressività competitiva la proprio interno, ovvero sugli stessi cittadini degli stati che lo propugnano. 

In questo senso Badiou legge nelle rivolte della primavera araba una speranza e un’occasione di cambiamento, il punto di svolta di un ciclo che potrebbe finalmente innescare un  nuovo percorso, un'altra direzione della storia. Diversamente dalle rivolte delle banlieue parigine o delle periferie londinesi (ma anche dei fatti di Sarno in Italia), la primavera araba mostra i segni di una rivolta che nata spontaneamente da episodi specifici è evoluta in forme diverse fino a costituire un evento di portata storica che se riuscirà a sottrarsi all’inganno elettorale teso dall’occidente potrà forse evolvere in una nuova direzione tracciando un nuovo corso della storia.

Rivincita di Marx... (!?)
Badiou analizza in profondità le dinamiche delle ribellioni e indica gli elementi che possono identificare il passaggio da un semplice evento passeggero a un momento di svolta storico: le rivolte in nord africa hanno molte di queste caratteristiche.  Diversamente dalla vecchia Europa (vedi movimento degli indignados) i ribelli non sentono il bisogno di riunirsi intorno a slogan che puntino a riformare il sistema, il sistema è diventato l’altro, semmai si pongono essi stessi come la verità del proprio popolo, di il cui vecchio regime non è più rappresentazione. 

Molto interessante anche l’analisi sul concetto di verità e il fatto che il potere catalizzatore e performativo di eventi di ribellione che coagulano in forme dalle caratteristiche precise, e che riescono a diventare espressione di una nazione e di un popolo intero malgrado siano inevitabilmente espressione di una ristretta minoranza (come la storia insegna per esempio nelle elezioni post ‘68 francese che videro la vittoria elettorale dei conservatori).

Dopo anni di restaurazione post istanze socialiste e comuniste, la storia sembra infine ora aprirsi ad una fase nuova, Badiou la chiama “tempo delle rivolte”, lo stesso timore che le sclerotizzate oligarchie del capitale mostrano verso questi avvenimenti è il migliore segnale della grande opportunità che si offre all’umanità intera, un nuovo ciclo storico che possa porre le basi di un nuovo modello di vita all’insegna della giustizia, uguaglianza e universalità. 

L’apertura di questa opportunità è un fatto storico e insieme un momento del pensiero giacché nessun entusiasmo per quanto infuocato può tramutarsi in sistema se non agglutinando intorno ad un Idea che possa declinare un vasto scenario programmatico conservando e insieme mediando le inevitabili contraddizioni e differenze che un evento di rivolta porta con sè.

Per Badiou, è quasi superfluo esplicitarlo, quest’Idea potrebbe essere il comunismo, rivisitato e alimentato da quanto l’esperienza delle rivolte può insegnare.

Il saggio si chiude più che con un auspicio, con un pronostico, ciò cui possiamo guardare con speranza è il risveglio della storia; Badiou conclude con queste parole: “è sulle sue conseguenze razionali che l’Idea deve investire. Questo va da sè. Per i risultati vedremo.”.

[Il risveglio della storia / Alain Badiou / Ponte alle grazie]