21 giu 2012

The blue moment - di Richard Williams

Miles Davis
Non sono un esperto conoscitore della musica jazz ma la ascolto volentieri e qualche volta strimpello qualcosa sulla chitarra, tra i miei preferiti sicuramente alcuni esponenti del jazz caldo (Charlie Parker, Charlie Christian, Django Reinhard). Dove be bop e swing sono azione, ballo e frenesia, il jazz freddo è emozioni e riflessione, un’ascolto empatico e cerebrale insieme, eseguito alla chitarra poi (negli stretti limiti delle mie capacità) è un rilassante intermezzo sulla Les Paul dopo una sudata sulla Stratocaster con Hendrix e Led Zeppelin.

"Kind of Blue" di Miles Davis è uno dei pochi dischi jazz di cui oltre a riconoscere i pezzi so collegare i nomi, i brani sono tutti belli, tra tutti forse i miei preferiti sono Blue in green e Flamenco Sketches. Una mattina li ascoltavo in cuffia mentre nuotavo in piscina, un’esperienza estraniante. All blues e So what non sono da meno ma di questi ho in mente sopratutto altre versioni: Kenny Burrell, George Benson, Wes Montgomery, etc.

Il libro di Williams a tratti è forse fin troppo esoterico quando si inoltra in considerazioni tecniche sulle composizioni ma il discorso è agevole e interessante anche per chi come me non ha competenze così specifiche, una storia dell’influenza dell’album di Miles, delle sue premesse e sopratutto della vasta influenza che ha generato, come recita il sottotitolo del libro: come Kind of Blue ha cambiato la musica
Una piacevolissima digressione sulla così detta musica blu, un punto di svolta netto e gravido di conseguenze, se Hegel avesse ascoltato il jazz, su Kind of Blue avrebbe potuto probabilmente dire “lo spirito nel mondo in un disco”.

- Curiosità
Per un buon ascolto consiglio il doppio cd “Kind of Blue [50th Anniversary Collector's Edition]” completo di “studio sequence”, “alternate takes” e “false start”.
Mettete il disco in loop mentre leggete il libro…

[ The blue moment / Richard Williams / Il Saggiatore ]