Henry von Heiseler (1875-1928) |
La storia procede come un giallo, un incontro casuale, un colpo di fulmine e voluttà (ed è affascinante come il linguaggio pudico di primi novecento evochi il piacere carnale pur non nominandolo mai), ma anche mistero, orrore e incubo. Già perché la presenza dell'altro, un ombra importuna - una presenza misteriosa, un fantasma - tramuta la gioia dell'amore totalizzante in sospetto e quindi in un incubo, anzi più propriamente un succubo.
La follia fa la propria comparsa e prende progressivamente il controllo, facile fare associazioni mentali con i succubi del "Manoscritto ritrovato a Saragozza" (1805) di Jan Potocki e anche alla montante paranoia dell'"Horla" (1887) di Guy de Maupassant.
L'atmosfera è cupa ma non siamo nell'orizzonte del gotico classico, il ritmo cresce fino alla liberazione finale, in uno scambio di piani di realtà dove vissuti e deliri si confondono trovando fuga e ristoro nell'inevitabile passaggio all'altrove.
La storia è godibilissima a prescindere dalla conoscenza o meno dei molti rimandi autobiografici, tuttavia per chi volesse approfondire la ricca introduzione dell'edizione Sellerio disvela le connessioni con la biografia dell'autore, provato dall'esperienza della Grande Guerra, disilluso dalla rivoluzione bolscevica, esule in terra straniera. Di qui risulterà più comprensibile come il grande altro, il fantasma per il quale il protagonista della storia smarrisce la ragione altri non è che una manifestazione della sua solitudine disperata.
Romantico, da leggere.
[ L'altro / Henry von Heiseler / Sellerio ]